Riccardo III da sempre affascina per la sua dimensione violenta, manipolatoria e solitaria; il duca di Gloucester è senza dubbio uno dei cattivi più iconici del repertorio shakespeariano. Con questa figura letteraria così imponente si confronterà la giovane e affermata regista ungherese Kriszta Székely che, dopo aver affrontato lo Zio Vanja di Čechov, torna al TST come regista associata. Per lei, questo dramma, attraverso le azioni estreme e radicali del protagonista, racconta l’ascesa inarrestabile di un uomo, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e buio abisso che si spalanca oltre il potere stesso. Riccardo III, qui interpretato da Paolo Pierobon, con le sue contraddizioni, la sua intelligenza pericolosa, le sue capacità attoriali, la sua sofferenza esposta e usata come forma di coercizione per confondere gli altri, è la metafora perfetta della necessità del potere di blandire le coscienze per ottenere risultati spesso effimeri.
In una dimensione internazionale così complessa, dominata da rigurgiti nazionalisti, intolleranza religiosa, razzismo, il dramma di Shakespeare si staglia per la sua drammatica attualità. Riccardo III seduce come un basilisco, con la pura forza dell’autostima concentrata in uno sguardo. Non è un capro espiatorio, ma insinua la sua volontà senza che le sue vittime riescano a sottrarsi, lo seguono alleati traditi e spossessati. Cosa spinge le persone a cadere nelle mani di un tiranno? Perché non ci si sottare collettivamente alla violenza e alla sopraffazione? Perché la sfrenatezza è affascinante, e perché solo pochi riescono a resistervi? Sono domande vicine al nostro tempo, come tutte le esplorazioni dell’umano che troviamo inoltrandoci nelle pagine del grande autore inglese. «I suoi drammi – suggerisce Stephen Greenblatt – sondano i meccanismi psicologici che conducono una nazione a dimenticare i propri ideali e persino il proprio interesse personale. Perché qualcuno, si chiede Shakespeare, dovrebbe appoggiare un leader paurosamente inadatto a governare, una persona pericolosa e impulsiva, malvagia e subdola, o indifferente alla verità?».
Kriszta Székely nelle sue note di regia scrive: «Riccardo III è senz’altro uno dei drammi più popolari di William Shakespeare. Perché i registi continuano a scegliere quest’opera ancora oggi? Cosa c’è in questa storia estrema che, di generazione in generazione, ogni volta in modo diverso pur mantenendo la stessa intensità, arriva a toccare così profondamente lo spettatore? Qual è quel misterioso fenomeno che travalica il tempo e con il quale Shakespeare, brutalmente, ci costringe a confrontarci? Perché questa figura sembra così familiare ai miei nonni, ai miei genitori, a me? Chi è veramente questo personaggio che, senza scrupoli né morale, ambisce al potere, e che poi viene corroso proprio dallo stesso potere conquistato e dal suo senso di colpa? Io lo conosco? È lui che governa il mio paese? È il politico che ieri sera in televisione ha parlato della guerra con le lacrime agli occhi, e domani ne farà scoppiare una con un’espressione impassibile? O è un membro senza volto di quelle fondazioni che accumulano miliardi? O è il mio stesso capo, che dirige l’azienda dove lavoro? O il portinaio, che, inebriato dal suo potere, inasprisce costantemente la mia vita? O è mio figlio, sull’altalena, o nelle sue sanguinose liti infantili al parco giochi? Non sarò mica io Riccardo III? Questo dramma, con azioni estreme e radicali, ci mostra l’ascesa inarrestabile di un uomo all’apice del potere, ma anche la sua rapida discesa verso quel profondo e oscuro abisso che si spalanca oltre il potere stesso. Il viaggio di questo personaggio dev’essere per tutti noi un esempio di quanto l’ardore e la ricerca sfrenata del potere non conosca limiti umani, e che chi pecca di prepotenza alla fine sarà prigioniero del proprio inferno. Si tratta di una parabola. Un esempio. Uno specchio insanguinato, una preghiera oscura con la speranza di un mondo migliore».
RICCARDO III
da William Shakespeare
adattamento Ármin Szabó-Székely
traduzione Tamara Török
con Paolo Pierobon, Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini, Jacopo Venturiero
e con in video Alessandro Bonardo, Tommaso Labis
regia Kriszta Székely
scene Botond Devich
costumi Dóra Pattantyus
luci Pasquale Mari
suono Claudio Tortorici
video Vince Varga
assistente luci Gianni Bertoli
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Teatro Stabile di Bolzano
DATE 2023
TORINO
7 – 26 marzo 2023 | Prima nazionale
dal 28 marzo al 2 aprile 2023 / Milano, Teatro Elfo Puccini
dal 5 al 6 aprile 2023 / Lugano, LAC – Lugano Arte e Cultura
11 aprile 2023 / Bressanone (BZ), Forum
dal 13 al 16 aprile 2023 / Bolzano, Teatro Comunale
dal 18 al 19 aprile 2023 / Casale Monferrato, Teatro Municipale
dal 21 al 23 aprile 2023 / Pavia, Teatro Fraschini
dal 27 al 30 aprile 2023 / Trento, Teatro Sociale
dal 3 al 7 maggio 2023 / Modena, Teatro Storchi
dal 10 al 14 maggio 2023 / Padova, Teatro Verdi
dal 16 al 21 maggio 2023 / Roma, Teatro Quirino
Approfondimenti
Kriszta Székely / Artista associata del TST
Nata a Budapest nel 1982, Kriszta Székely ha conseguito il Master di regia presso l’Università di Teatro e Cinema della capitale ungherese e ha iniziato la propria formazione sul campo nel celebre Teatro Katona József Szinhéz, del quale è regista residente. La sua cifra registica spazia dagli adattamenti in chiave contemporanea di opere classiche a incursioni in territori inesplorati da parte del teatro. Sia nella prosa che nell’opera, i suoi lavori sono incentrati su una forte visione politica e civile – in particolare per le battaglie sulla parità di genere – e sull’analisi dei ruoli che ci vengono attribuiti, o imposti, dalla società nella quale viviamo. Dal 2016 insegna recitazione all’Università di Teatro e Cinema di Budapest ed è Presidente dell’Associazione dei registi ungheresi. È stata insignita del premio come miglior regista al Festival di Teatro Nazionale nel 2017 e nel 2018, e del Premio della critica teatrale nel 2018 e nel 2019. Le sue più importanti produzioni al Katona sono Petra von Kant di Fassbinder (2014), Nora – Natale in Casa Helmer di Ibsen (2016), Il Cerchio di gesso del Caucaso di Brecht (2017), Platonov di Čechov (2019), L’incoronazione di Poppea di Monteverdi (2020), Otello di Shakespeare (2020) e Hedda Gabler di Ibsen (2022), quest’ultimo lavoro coprodotto insieme al Teatro Stabile di Torino. Nel 2020 ha firmato la sua prima regia per lo Stabile di Torino, Zio Vanja di Čechov con Paolo Pierobon; nel 2022 ha messo in scena Tre Sorelle al Landestheater Niederösterreich, a Sankt Pölten, in Austria.